Il riso Carnaroli è una varietà molto pregiata di riso superfino. Il chicco si presenta grosso e lungo 7 mm circa, di forma allungata e colore ceruleo con perla centrale piccola e bianca.
Il sapore è netto, tendente al dolce, con chicco consistente ed elastico anche dopo la cottura.
É stato ottenuto nel 1945 dall’incrocio tra Vialone (con alto contenuto di amilosio che garantisce la tenuta in cottura) e il Lencino (riso lungo, grosso e molto perlato). É ritenuto da molti gourmet il riso principe della cucina.
La sua fama deriva dall’eccezionale compattezza dei chicchi grossi e allungati con piccola parte centrale, l’alto contenuto di amilosio prossimo al 24% del totale amido, l’ottimo equilibrio tra buona capacità di assorbimento dei liquidi e bassa perdita di amido. É ideale per risotti, timballi, risi al sugo. Non scuoce e il chicco non si disgrega. Per queste sue caratteristiche viene preferito nelle preparazioni di alta cucina; ma anche cuochi meno esperti possono ottenere grandi risultati.
Riso Carnaroli messo all’interno dei vasi con tartufo nero tritato. Per un ottimo risotto: tostare il riso in olio d’oliva per un minuto, ricoprire con brodo caldo e cuocere per 13/15 minuti a fuoco moderato aggiungendo brodo, se necessario, mantecare fuori dal fuoco con una noce di burro.
La farina Bramata è ottenuta dalla macinazione del mais (o granoturco) a grana grossa. L’utilizzo principale è la polenta. La polenta bramata (tipica bergamasca) si fa infatti con la farina gialla bramata. Unita alla farina per pane o per dolci, rende il composto più rustico e gustoso, mentre risulta perfetta per spolverizzare il piano di lavoro e la pala quando si fa la pizza.
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